La vecchiaia. Una fase della vita da non trascurare
Non ne siamo quasi mai consapevoli, o forse lo sappiamo in linea teorica e approssimativa se invitati a riflettervi, ma ogni persona, in qualsiasi fase si trovi, dalla giovinezza all’età più avanzata, dovrebbe svolgere alcuni compiti di sviluppo (atti dunque a promuovere lo sviluppo dell’individuo) caratteristici dello stadio entro cui si suppone essa si trovi per età, cultura di appartenenza, genere, ruolo sociale o familiare ricoperto.
Chiaramente questi compiti sono indici di un buon adattamento alla specifica fase di vita e il loro corretto svolgimento predispone al passaggio agli step di sviluppo successivi. Tuttavia non vi sono sempre marcati momenti di passaggio né rigidi parametri temporali; questa riflessione è indispensabile per far comprendere quanto non sia possibile definire “anormale” stati d’essere e agire che si discostino dai compiti di sviluppo previsti in letteratura scientifica.
Ad ogni modo, se si analizzano nello specifico le situazioni familiari che includano tra i membri degli anziani, si possono prevedere e osservare compiti di sviluppo differenti a seconda del ruolo del singolo familiare appartenente a una famiglia con uno o più anziani.
La vecchiaia: una fase importante della vita con compiti specifici
L’ambito coniugale
Da un punto di vista coniugale, dunque, se si assiste alla presenza della coppia anziana ancora unita, entrano a far parte dei compiti di sviluppo da mantenere, potenziare o introdurre come nuovi, sia dal punto di vista del marito sia da quello della moglie, la necessità di rinnovare l’impegno di coppia, riconfermandone l’identità relazionale, continuando a convalidarsi nel proprio e altrui reciproco ruolo di coniuge.
Un altro necessario compito di sviluppo che deve essere citato, imposto purtroppo a volte troppo improvvisamente per necessità, contempla il dover accettare, fronteggiare e riorganizzarsi in caso di malattia. Quindi affrontare necessariamente le tematiche della malattia e della morte, accettare la perdita del partner e prepararsi per quanto possibile alla propria, realisticamente e adeguatamente senza incappare nella rassegnazione e nella depressione, sono i difficili, amari ma non ignorabili compiti di sviluppo della coppia anziana, così come i figli di questi ultimi impareranno a elaborare in modo sempre più diretto il concetto di malattia e morte attraverso l’esperienza dei genitori.
L’ambito genitoriale
A livello genitoriale, invece, l’anziano non ha terminato il suo ruolo: anche in età avanzata vengono individuati alcuni compiti da svolgere ancora come padre o come madre.
È infatti indispensabile che l’anziano sappia includere nella propria famiglia, di cui rappresenta memoria e validazione storica familiare, eventuali nuore e generi e che attui, riconoscendo anche il suo necessario ridimensionamento pratico ma non essenziale, una validazione della figura genitoriale dei figli, assumendo lui invece il differente ruolo di nonno.
La continuità dei legami familiari e della specifica identità familiare viene favorita dal rapporto tra nonni e nipoti: questi ultimi dovrebbero poter fruire liberamente della “memoria storica” della famiglia di cui i nonni sono depositari per costruire parte della loro stessa identità.
Proprio alla luce di questi difficili compiti, è necessario in questa fase imparare dunque a dosare con equilibrio l’offerta e la ricerca di intimità e il rispetto della distanza dal nuovo nucleo familiare.
La vecchiaia: una fase importante della vita caratterizzata da eventi critici
La sindrome del “nido vuoto”
L’età avanzata è quindi certamente, ci si auspica, una fase in cui poter godere di maggior tempo libero e minori responsabilità, tuttavia presenta anche degli eventi critici, al di là del lavorare solo sulla gestione e accettazione della malattia e della morte, di cui essere consapevoli. Si pensi, ad esempio, anche al senso di smarrimento provocato dalla cosiddetta sindrome del “nido vuoto” che in una società come la presente è abbastanza diffusa, data la quantità di adulti che ancora vivono con i genitori anziani e riescono a lasciare la casa materna solo dopo molti anni di convivenza con i genitori, una coabitazione spesso data quasi ormai per scontata e interminabile dal genitore.
Il pensionamento
Anche la fase di pensionamento può presentarsi come un momento difficile sia a livello individuale, perdendo il proprio ruolo attivo di lavoratore, sia dal punto di vista coniugale, dovendo ristabilire regole, spazi e attività nella coppia. Così come il diventare nonni non è un evento da sottovalutare per i compiti, l’impatto emotivo e talvolta pratico che richiede.
L’anziano nella famiglia si presenta perciò per numerose ragioni come figura attiva e di grande utilità, rappresentando il cultore dell’identità familiare e della cura del ricordo, responsabilità di primaria importanza anche per la società stessa che necessita di mantenere punti fermi di testimonianza sul “chi eravamo” prima di diventare “chi siamo” oggi come dimensione culturale.
A cura di Anna Galtarossa